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Flavio R.G. Mela

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Antropologia e Folklore. La Settimana Santa di Caltanissetta

Cari Lettori, oggi vi parleremo della Settimana Santa di Caltanissetta, un evento veramente sensazionale nella tradizione siciliana della Pasqua. Ci aiuterà nella scoperta di questo evento religioso il Dott. Vincenzo Zaccaria, cittadino nisseno, che ha inviato al Veltro un articolo molto interessante e che ben descrive tutti gli atti di un rito antico e sacro, impreziosendolo con curiosità storiche. Buona lettura. Un sentito grazie al Dott. Zaccaria per questo omaggio. In fondo le foto dell'evento religioso.


La Settimana Santa di Caltanissetta del Dott. Vincenzo Zaccaria

Caltanissetta, cittadina situata nel cuore della Sicilia, rivive ogni anno con le celebrazioni della Settimana Santa momenti di religiosità, di tradizione popolare e di folklore. La Settimana Santa di Caltanissetta è annoverata tra le più belle di tutta l’Isola. Le celebrazioni prendono vita la Domenica delle Palme con la processione di Gesù Nazareno. La statua di Gesù benedicente, posta dentro una barca di legno totalmente ricoperta da fiori, viene portata in processione dall’atrio della biblioteca “Scartabelli” per le vie del centro storico, fino alla chiesa di Sant’Agata. Una volta giunti qui, Gesù Nazareno viene condotto a spalla lungo la monumentale scalinata fino a dentro la chiesa dell’ex convento gesuitico. Il Mercoledì Santo con la processione della Real Maestranza si entra nel vivo delle celebrazioni della Settimana Santa nissena. A costituire la Real Maestranza sono i “mastri” di dieci categorie di artigiani che ogni anno a turno eleggono il Capitano. Le dieci categorie di artigiani sono: idraulici, ferraioli e carpentieri, barbieri, fabbri, muratori, marmisti, pittori e decoratori, calzolai e pellettieri, falegnami ed ebanisti, panificatori. Il personaggio cardine è il Capitano che anticamente aveva anche il potere di liberare un detenuto che aveva commesso un reato di lieve entità. Il titolo di “Reale” fu dato alla Maestranza nel 1806 dal re Ferdinando IV di Borbone che, in visita alla Città, rimase positivamente impressionato dalla maestosità della sfilata.
La Maestranza affonda le sue origini nel tardo Medioevo, quando essa era una vera e propria milizia che aveva principalmente lo scopo di difendere i diritti dei cittadini e di imporre determinate regole all’insegna della rettitudine e per la salvaguardia del vivere civile. Il potere centralizzato però a cui era assoggettata la Sicilia , così come tutto il Meridione d’Italia, non guardava di buon occhio il fiorire di corporazioni di tal genere che vennero così soppresse.
A Caltanissetta tuttavia rimase come congregazione di “maestri d’arte” pur perdendo tutti i poteri.
La processione della Real Maestranza si articola in due momenti principali. Un primo caratterizzato dal lutto che avvolge tutto il mondo cristiano ed un secondo momento caratterizzato dalla gioia per la Resurrezione di Cristo. Il corteo parte dall’atrio della biblioteca “Scarabelli”, con le insegne a lutto, le bandiere di ogni categoria sono avvolte da un velo nero, così come il Crocifisso sorretto dal Capitano che indossa un caratteristico abito settecentesco e la feluca. Anche il cravattino e i guanti di ogni “mastro” sono di colore nero. Il corteo, accompagnato dalla banda che esegue struggenti marce funebri, percorre tutto il Corso Umberto per arrivare in Cattedrale dove si svolge l’esposizione e l’adorazione del Santissimo Sacramento.
In Cattedrale i guanti e il cravattino nero sono sostituiti con quelli di colore bianco; vengono tolti i simboli del lutto, viene tolto il velo nero che avvolgeva le bandiere e vengono dispiegate al vento.
Prende parte alla processione il Santissimo Sacramento, sorretto da S.E. il Vescovo preceduto dal Seminario e dal Clero. Questa seconda solenne processione simboleggia la vittoria di Cristo risorto sulla morte. Dietro il Santissimo Sacramento sfilano le autorità civili e militari seguiti dai fedeli. La banda comunale esegue ora marce sinfoniche e trionfali.
La sera del Mercoledì Santo, al calar del sole, prende vita tra le strade del centro storico la processione delle “Varicedde”. Piccoli simulacri che evocano le “Vare” del Giovedì Santo. Le varicedde sono in tutto diciannove, tre in più rispetto alle Vare. Esse come le grandi “Vare” del Giovedì Santo raccontano plasticamente la passione e la morte di Gesù Cristo. Alcune varicedde sono opera di S. Capizzi altre invece sono state costruite dagli scultori Emma.
La processione del Mercoledì Santo si deve ai cosiddetti “garzoni di bottega” e ad alcuni cittadini che erano rimasti esclusi dalla processione del Giovedì Santo.
Le varicedde riccamente addobbate e precedute dalla banda, una volta partite da Piazza Garibaldi vi ritornano a notte inoltrata dopo aver percorso le vie del centro storico.
Il Giovedì Santo si svolge a Caltanissetta una delle manifestazioni più belle di tutta la Sicilia : la processione delle Vare. Queste sono imponenti gruppi statuari che raccontano la passione e la morte di Gesù Cristo. Le vare sono in tutto sedici, quindici sono opera di Francesco Biangardi e del figlio Vincenzo, due artisti napoletani che trascorsero nel secondo Ottocento gran parte della loro vita a Caltanissetta e nella vicina Mussomeli. Già alle prime luci dell’alba del Giovedì Santo è possibile ammirare le Vare nella loro totale bellezza, dislocate nei vari quartieri della città.
All’imbrunire vengono portate nella suggestiva cornice di Piazza Garibaldi, e al tramonto dell’ultimo raggio di sole iniziano a sfilare per le vie del centro storico. Ognuna di essa stracolma di fiori è preceduta da una banda musicale che suona commoventi marce funebri. La processione termina quasi all’alba del venerdì. La caratteristica “Spartenza” seguita da imponenti fuochi pirotecnici dà fine alla processione del Giovedì Santo.
Il giorno successivo, il Venerdì Santo, giorno di lutto per tutto il mondo cristiano, si svolge la processione del “Signore della Città”, conosciuta anche dai Nisseni come processione del “Cristo Nero” (Cristu Nivuru).
Si tratta di un Crocifisso in legno d’ebano, tra i più antichi della Sicilia, risalente all’età bizantina, trovato in condizioni del tutto casuali in epoca sconosciuta da alcuni “fogliamari”, raccoglitori di erbe selvatiche, in una grotta tra due candele accese nei pressi di dove oggi sorge la chiesa del “Signore della Città”, dedicata appunto al santissimo Crocifisso.
Al calar del sole il Crocifisso posto sotto un baldacchino d’oro viene portato a spalla dai fogliamari scalzi per le vie della città. Il Cristo Nero è preceduto dalla Real Maestranza che avanza con le insegne a lutto e con le bandiere velate, dal Seminario, dalle Confraternite, dal Clero, dal Capitolo Cattedrale e da S.E. il Vescovo. Dietro al simulacro sfilano il sindaco, le autorità civili e militari. Segue un gran numero di fedeli scalzi riconoscenti al Santissimo Crocifisso per le grazie ricevute. “Il Signore della Città” percorre le strade tra due ali di folla, il silenzio struggente è spezzato dalle “lamentanze” chiamate anche nell’arcaico dialetto nisseno “ladate”. Le lamentanze vengono intonate dai fogliamari; esse narrano la passione di Gesù Cristo. La processione ritorna alla chiesa del Signore della Città e riceve la benedizione di S.E. il Vescovo.
Nelle prime ore della Domenica di Pasqua sfila la Real Maestranza , con le bandiere dispiegate al vento mentre la banda comunale esegue marce trionfali. Il corteo si reca in Cattedrale dove S.E. il Vescovo presiede il Pontificale. Così terminano le celebrazioni della Settimana Santa a Caltanissetta.
Le uova di cioccolato regalate la Domenica di Pasqua dai nonni ai loro nipoti o dal fidanzato alla propria ragazza simboleggiano ormai la nascita alla nuova vita.

Foto dell'evento




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